Il Signore ci chiama ogni giorno nel deserto per parlare al nostro cuore. Apriamoci all’azione del suo Spirito in noi!
La vita monastica è sempre motivata da una chiamata di Dio. Nessun cristiano potrebbe scegliere la vocazione monastica senza essere sostenuto e consolato dall’elezione che Dio stesso ha fatto su di Lui nonostante la propria piccolezza.
Forti della voce del Signore che raggiunge il cuore, i monaci “vivono in monastero militando sotto una regola ed un abate” (RB I,2). Il vivere nel “deserto” del monastero non è rifiuto del mondo, né ricerca egoistica del proprio benessere spirituale, ma è incontro con un Dio vivo, con sé stessi e con i fratelli che ci vivono accanto. Nell’obbedienza che è libertà e nasce dalla rinuncia alla propria volontà e nella carità fraterna lo Spirito Santo trasforma nel cammino di ogni giorno la realtà umana in oblazione gradita a Dio.
Il primo pilastro a sostenere l’edificio della vita monastica è la liturgia. Nella preghiera corale e salmodica ogni monaco e tutti i monaci insieme innalzano a Dio un canto di lode a nome di tutta l’umanità e invocano sulle ferite e sulle tristezze del mondo la benedizione di Dio. Il suono della campana che riunisce i monaci per la preghiera varie volte nel corso della giornata si fa voce di Dio che vuole attirare a sé ogni momento e ogni aspetto della esistenza umana.
La preghiera comunitaria è inizio e compimento di una preghiera personale che permette allo Spirito Santo di permeare nell’intimità il cuore e la vita del monaco.
Consacrato e santificato dalla preghiera continua anche il lavoro diventa fonte di benedizione. Partecipando attivamente all’opera della creazione e impegnando le proprie mani e tutto il proprio essere, il monaco è collaboratore di Dio e riesce così anche fisicamente a lasciare un’impronta visibile della sua umanità consacrata.
